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Ott
15
2020

MovingLab è un vero e proprio laboratorio mobile allestito su un furgone MAN TGE 3.180 4×4 nell’ambito del progetto cambiamenti_climatici@polito del Dipartimento di Ingegneria dell’Ambiente, del Territorio e delle Infrastrutture (DIATI) del Politecnico di Torino. Con questo veicolo i ricercatori potranno raggiungere i siti più estremi per svolgere le rilevazioni.

Il taglio del nastro in Piazzale Duca d’Aosta, di fronte alla sede centrale del Politecnico di Torino, alla presenza dei professori Guido Saracco, Rettore del Politecnico di Torino, Francesco Laio, Direttore del Dipartimento di Ingegneria dell’Ambiente, del Territorio e delle Infrastrutture (DIATI) dello stesso Politecnico e il referente del MovingLab, Marco Piras, ha sancito l’inizio dell’attività del MAN TGE 3.180 4×4 MovingLab. In realtà, il veicolo ha già percorso qualche migliaio di chilometri dal massiccio del Gran Sasso, per monitorare il ghiacciaio Calderone, alla costa pugliese a Torre Santa Sabina, in provincia di Brindisi, per delle riprese subacquee di importanti siti archeologici per poi ritornare sotto la parete est del Monte Rosa per rilevazioni sul ghiacciaio del Belvedere.

“MovingLab si inserisce in un più ampio progetto quinquennale sostenuto dai fondi per i Dipartimenti di Eccellenza stanziati dal Ministero dell’Università e della Ricerca per lo studio e il contrasto dei cambiamenti climatici – spiega il referente Marco Piras -, e fa parte di cinque laboratori che il DIATI, del Politecnico di Torino sta sviluppando all’interno di tale progetto. Gli obiettivi principali sono tre: la ricerca attraverso i cinque laboratori appena citati, la formazione con un indirizzo del corso di laurea magistrale e un master di specializzazione sui cambiamenti climatici e la divulgazione, cioè portare i risultati dei nostri interventi a una platea più ampia. MovingLab e con lui il MAN TGE sono protagonisti in tutti questi ambiti, perché grazie al laboratorio mobile operano sei gruppi di ricerca che con l’impiego delle attrezzature tecniche, con cui è equipaggiato il furgone, possono fare misurazioni strumentali con laser scanner, droni, palo telescopico, telecamere e sensori vari. La trazione 4×4 permette di raggiungere anche i siti più estremi e impervi, in modo sicuro e confortevole. L’allestimento è molto curato perché volevamo un veicolo completamente indipendente, quindi è dotato di un sistema di pannelli solari sul tetto, telefono satellitare. All’interno possono essere allestite due postazioni di lavoro, ma sono presenti anche una zona cucina e un bagno che, grazie anche alla tenda sul tetto, permettono a un gruppo di ricercatori di lavorare per più giorni in totale autonomia. Non ultimo per importanza c’è poi l’aspetto della divulgazione, cioè la possibilità di portare il MovingLab sulle piazze e in eventi pubblici per presentare i risultati delle nostre ricerche”.

Alla trazione integrale, che ripartisce automaticamente la coppia motrice tra assale anteriore e posteriore garantendo sempre una perfetta aderenza al terreno, il MAN TGE 3.180 4×4 MovingLab unisce un motore turbodiesel euro 6 a quattro cilindri per una potenza di 177 cv e una coppia di 410 Nm e un cambio manuale a 6 rapporti. Il passo è di 3.640 mm per una lunghezza totale di 5.986 mm e un’altezza di 2.590 mm, quindi tetto alto. Completo l’equipaggiamento di serie con i sistemi di assistenza alla frenata d’emergenza, al mantenimento della corsia, alla partenza in salita e ai colpi di vento laterali. Particolarmente curato l’allestimento che l’ha praticamente trasformato in una sorta di laboratorio-ufficio con un gancio di traino per poter trasportare le attrezzature ingombranti tramite un carrello appendice oppure trainare il carrello AQ, dedicato all’analisi della qualità dell’aria.

“MovingLab rientra in un piano strategico che il Politecnico di Torino sta sviluppando per migliorare il nostro vivere civile – ha ribadito il Rettore Guido Saracco -: È urgente trovare una via sostenibile al nostro sviluppo e le conseguenze dei cambiamenti climatici le abbiamo drammaticamente vissute nelle nostre valli anche recentemente. Dobbiamo cambiare paradigma, diventare più sostenibili e quindi viviamo con orgoglio il progetto sviluppato dal DIATI che esce anche dai nostri confini perché sta creando sinergie con studiosi di tutto il mondo”.